L'inchiesta fu giudicata talmente essenziale per il pubblico interesse che la RAI la replicò il 15/2/2003. Per quella inchiesta io, la RAI e Milena Gabanelli fummo citati in giudizio il 16/11/2004(1) da un informatore farmaceutico che si ritenne danneggiato dalle rivelazioni da noi fatte. Il lavoro era stato accuratamente visionato da uno dei più alti avvocati della RAI prima della messa in onda, il quale aveva dato il suo pieno benestare. Ok, siamo nei guai e trascinati in tribunale. Per 10 anni Milena Gabanelli mi aveva assicurato che in questi casi io (come gli altri redattori) sarei stato difeso dalla RAI, e dunque di non preoccuparmi(2). La natura dirompente delle nostre inchieste giustificava la mia preoccupazione. Mi fidai, e per anni non mi risparmiai nei rischi.
All'atto di citazione in giudizio, la RAI e Milena Gabanelli mi abbandonano al mio destino. Non sarò affatto difeso, mi dovrò arrangiare. La Gabanelli sarà invece ampiamente difesa da uno degli studi legali più prestigiosi di Roma, lo stesso che difende la RAI in questa controversia legale.(3) Ma non solo. La linea difensiva dell'azienda di viale Mazzini e di Milena Gabanelli sarà di chiedere ai giudici di imputare a me, e solo a me (sic), ogni eventuale misfatto, e perciò ogni eventuale risarcimento in caso di sentenza avversa.(4) E questo per un'inchiesta di pubblico interesse da loro (RAI-Gabanelli) voluta, approvata, trasmessa e replicata.*
*( la RAI può tecnicamente fare questo in virtù di una clausola contenuta nei contratti che noi collaboratori siamo costretti a firmare per poter lavorare, la clausola cosiddetta di manleva(5), dove è sancita la sollevazione dell'editore da qualsiasi responsabilità legale che gli possa venir contestata a causa di un nostro lavoro. Noi giornalisti non abbiamo scelta, dobbiamo firmarla pena la perdita del lavoro commissionatoci, ma come ho già detto l'accordo con Milena Gabanelli era moralmente ben altro, né è moralmente giustificabile l'operato della RAI in questi casi).
Sono sconcertato. Ma come? Lavoro per RAI e Report per 10 anni, sono anima e corpo con l'impresa della Gabanelli, faccio in questo caso un'inchiesta che la RAI stessa esibisce come esemplare, e ora nel momento del bisogno mi voltano le spalle con assoluta indifferenza. E non solo: lavorano compatti contro di me. La prospettiva di dover sostenere spese legali per anni, e se condannato di dover pagare cifre a quattro o cinque zeri in risarcimenti, mi è angosciante, poiché non sono facoltoso e rischio perdite che non mi posso permettere.
Ma al peggio non c'è limite. Il 18 ottobre 2005 ricevo una raccomandata. La apro. E' un atto di costituzione in mora della RAI contro di me. Significa che la RAI si rifarà su di me nel caso perdessimo la causa. Recita il testo: "La presente pertanto vale come formale costituzione in mora del dott. Paolo Barnard per tutto quanto la RAI s.p.a. dovesse pagare in conseguenza dell'eventuale accoglimento della domanda posta dal dott. Xxxx (colui che ci citò in giudizio, nda) nei confronti della RAI medesima".(6) Nel leggere quella raccomandata provai un dolore denso, nell'incredulità. Interpello Milena Gabanelli, che si dichiara estranea alla cosa. La sollecito a intervenire presso la RAI , e magari anche pubblicamente, contro questa vicenda. Dopo poche settimane e messa di fronte all'evidenza, la Gabanelli tenta di rassicurarmi dicendo che "la rivalsa che ti era stata fatta (dalla RAI contro di me, nda) è stata lasciata morire in giudizio... è una lettera extragiudiziale dovuta, ma che sarà lasciata morire nel giudizio in corso... Finirà tutto in nulla."(7)
Non sarà così, e non è così oggi: giuridicamente parlando, quell'atto di costituzione in mora è ancora valido, eccome. Non solo, Milena Gabanelli non ha mai preso posizione pubblicamente contro quell'atto, né si è mai dissociata dalla linea di difesa della RAI che è interamente contro di me, come sopra descritto, e come dimostrano gli ultimi atti del processo in corso.(8)Non mi dilungo. All'epoca di questi fatti avevo appena lasciato Report, da allora ho lasciato anche la RAI. Non ci sarà mai più un'inchiesta da me firmata sull'emittente di Stato, e non mi fido più di alcun editore. Non mi posso permette di perdere l'unica casa che posseggo o di vedere il mio incerto reddito di freelance decimato dalle spese legali, poiché abbandonato a me stesso da coloro che si fregiavano delle mie inchieste 'coraggiose'. Questa non è una mia mancanza di coraggio, è realismo e senso di responsabilità nei confronti soprattutto dei miei cari.
Così la mia voce d'inchiesta è stata messa a tacere. E qui vengo al punto cruciale: siamo già in tanti colleghi abbandonati e zittiti in questo modo. Ecco come funziona la vera "scomparsa dei fatti", quella che voi non conoscete, oggi diffusissima, quella dove per mettere a tacere si usano, invece degli 'editti bulgari', i tribunali in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi; comportamenti tecnicamente ineccepibili, ma moralmente assai meno.
Questa è censura contro la tenacia e il coraggio dei pochi giornalisti ancora disposti a dire il vero, operata da parte di chiunque venga colto nel malaffare, attuata da costoro per mezzo delle minacce legali e di fatto permessa dal comportamento degli editori.Gli editori devono difendere i loro giornalisti che rischiano per il pubblico interesse, e devono impegnarsi a togliere le clausole di manleva dai contratti che, lo ribadisco, siamo obbligati a firmare per poter lavorare. Infatti oggi in Italia sono gli avvocati dei gaglioffi, e gli uffici affari legali dei media, che di fatto decidono quello che voi verrete a sapere, giocando sulla giusta paura di tanti giornalisti che rischiano di rovinare le proprie famiglie se raccontano la verità. Questo bavaglio ha e avrà sempre più un potere paralizzante sulla denuncia dei misfatti italiani a mezzo stampa o tv, di molto superiore a quello di qualsiasi politico o servo del Sistema.
Posso solo chiedervi di diffondere con tutta l'energia possibile questa realtà, via mailing lists, siti, blogs, parlandone. Ma ancor più accorato è il mio appello affinché voi non la sottovalutiate.In ultimo. E' assai probabile che verrò querelato dalla RAI e dalla signora Gabanelli per questo mio grido d'allarme, e ciò non sarà piacevole per me. Hanno imbavagliato la mia libertà professionale, ma non imbavaglieranno mai la mia coscienza, perché quello che sto facendo in queste righe è dire la verità per il bene di tutti.
6 commenti:
FIRST!
avevo in effetti letto sta cosa dalla mail della ZIA... e ne sono rimasta basita, nn tanto per la limitazione di libertà giornalistica.... seppur scandalosa, ma dal comportamento di quella che dovrebbe invece dare il buon esempio....alias la Tv di stato! Che invece d'impiegare i soldi del canone per servizi informativi veri e magari per difendersi dalle cause che ne deriverebbero in maniera onesta, li impiega per dare maxi compensi agli artisti tipo Celentano per una trasmissione di un paio d'ore ... oppure per mandare in scena quel carozzone che è diventato SanRemo a botte di 500mila euro pagati a vallette tipo la Hunziker l'anno scorso per farsi 5 seratine a passeggiare su e giù per il palco sponsorizzata di tutto punto in abiti trucco e parrucco....., o peggio ancora a gente come Giurato che si dichiara giornalista ma nn sa manco parlare correttamente italiano!
Forse proprio per questo che nel mio blog ho inserito il link della petizione contro il canone Rai....e che ho richiesto la sugellazione dell'apparecchio tv per nn pagarlo più!
nn volevo cmq minimizzare sulla limitazione di libertà giornalistica per carità....
purtroppo è un dato di fatto risaputo......ecco!
vado a casa che è meglio....bye!
A che ci serve una Rai così? veramente meriterebbe la privatizzazione, datosi che paghiamo un canone per avere una falsa informazione e stipendiare con somme sopra la media insulsi personaggi.
Quando penso che Cucuzza è un giornalista non so se ridere o piangere
Negli USA esiste il canone?
TERZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA, stasera leggo
quarto. ma ti amo come sempre. e piu' di sempre. ecco. eppoi, venendo al post, ho sempre avuto la sensazione che in italia la censura c'e' eccome. giuridicamente parlando, ci sono diritti riconosciuti formalmente (la germania di hitler sulla carta era una democrazia) e diritti riconosciuti in maniera sostanziale. insomma, se si riconosce un diritto sulla carta (costituzionale) ma di fatto si fanno leggi che impediscono l'esercizio di quel diritto, quel diritto praticamente non esiste. sulla carta un giornalista puo' fare tutto quello che ha fatto barnard. non ha fra l'altro l'obbligo di rivelare le fonti eccetera. ma in questo, come in altri casi, c'e' il rischio concreto che il giornalista paghi di tasca propria. magari barnard non paghera', magari il tribunale gli dara' ragione, ma il fatto che ci sia anche solo il rischio concreto, da cui deriva un "metus" nell'esercizio del diritto per chi ha o dovrebbe avere il diritto stesso, e' gravissimo.
ecco.
(ti amo.)
.. commentai da Fabio sta lettera..
.. trovo la cosa scandalosa..
Volevo solo dire una cosa sulla manleva..
Voi sapete che sono assicuratrice, o per lo meno, sono nell'albo..
Con l'ultima legge di Bersani sulle privatizzazioni, le assicurazioni ora hanno degli iter burocratici allucinanti..
Per emettere un titolo vitalizio, ad es fondo pensione o polizza vita, bisogna fare un questionario assurdo, lunghissimo o fortemente lesivo della privacy.. Si arriva addirittura a domandare quanto si guadagna e quanti soldi ci sono in banca...
Per evitare di fare sto questionario, se si vuol vendere la polizza senza invadere la privacy del cliente, gli assicuratori (ma immagino anche altre categorie) sono costrette a far firmare una carta con la manleva, appunto.. Se no non si riesce a lavorare..
.. e parliamo di un decreto che ha un anno, non 50!!
mha.....
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